Salpare da Itaca è diverso che farlo da un posto qualsiasi, ha un sapore
particolare, senti tutto il peso della storia, del mito omerico,
percepisci nell'aria l'eco di navigazioni antichissime fatte con
imbarcazioni e strumenti che avevano spesso nella sorte la maggiore, se
non unica, garanzia di successo. Forse anche per liberarci un poco di
questo ingombrante fardello, noi velisti moderni, che andiamo per mare
per piacere ma anche un po' per necessità seppure interiore, cerchiamo
certezze nella tecnologia prima di prendere il mare, soprattutto per
rotte abbastanza impegnative per il diportista medio.
Partiamo, il mio amico Dante ed io, la mattina presto, verso le sei, con
ancora in bocca il sapore dell’ultima moussaka gustata la sera prima in
una taverna del porto. Poche miglia a motore per scapolare le ultime
propaggini dell’isola e subito agganciamo il vento previsto, 20 nodi da
nord che dovrebbero accompagnarci per circa 24 ore. La barca prende
immediatamente il passo, l’andatura è di bolina larga, filiamo oltre i 7
nodi; per 11 metri sono una velocità di tutto rispetto. Una volta
regolato il pilota automatico, non ci resta altro da fare che goderci la
navigazione. L’indomani all’alba, come previsto il vento cala
progressivamente fino a costringerci ad accendere il motore. Abbiamo
percorso circa 140 miglia nelle 24 ore, una media che d’ora in avanti
inevitabilmente si abbasserà.
Accompagnati dal pigro scoppiettare dell’entrobordo, attraversiamo uno
Ionio sempre più abbonacciato, a tratti uno specchio oleoso che riflette
fastidiosamente i raggi del sole. Il caldo si fa sentire, decidiamo di
fermarci, filare una cima a poppa legata ad un parabordo e farci un
bagno. Lo scenario deserto, l’azzurro di cielo e mare e i 3000 metri
d’acqua sotto di noi contribuiscono a rendere emozionante il momento.
Nel pomeriggio quattro piccoli totani decidono di saltare a bordo, forse
per sfuggire ad un predatore. Purtroppo per loro sono finiti nel posto
sbagliato, li invitiamo a cena; un filo d’olio, uno spicchio d’aglio,
qualche pomodorino ed il sugo per gli spaghetti è pronto in pochi
minuti.
Poco prima dell’alba del terzo giorno, come previsto dal Grib, ormai vecchio di due giorni, il vento riprende. Si intravedono in lontananza le luci della costa calabrese, abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare prima di arrivare, ci sono diverse miglia doppiato capo Spartivento. Il traffico sostenuto di navi, che fin’ora era stato praticamente inesistente, ci impone la massima attenzione. Il vento, invece, sparandoci 20 nodi abbondanti di prua, ci impone di bordeggiare per qualche ora. Poco male, si tratta di una situazione divertente e sostanzialmente tranquilla, siamo riposati malgrado i due giorni di mare, possiamo permettercelo.
Alle 13 circa entriamo nel porto di Reggio Calabria, tutto è andato perfettamente, tutto è stato secondo le previsioni. Lo scenario dello Stretto di Messina fa da sfondo al nostro arrivo, al termine di questa navigazione che è partita da un luogo mitico, Itaca, e finisce in un luogo non meno mitico, quel tratto di mare fra Scilla e Cariddi che pure Ulisse percorse nel racconto omerico. Siamo soddisfatti e felici, inebriati dall’odore del mare, l’odore di questo Mediterraneo che in ogni suo angolo profuma di storia e cultura millenarie.
Alle 13 circa entriamo nel porto di Reggio Calabria, tutto è andato perfettamente, tutto è stato secondo le previsioni. Lo scenario dello Stretto di Messina fa da sfondo al nostro arrivo, al termine di questa navigazione che è partita da un luogo mitico, Itaca, e finisce in un luogo non meno mitico, quel tratto di mare fra Scilla e Cariddi che pure Ulisse percorse nel racconto omerico. Siamo soddisfatti e felici, inebriati dall’odore del mare, l’odore di questo Mediterraneo che in ogni suo angolo profuma di storia e cultura millenarie.
Agosto 2012
A bordo di Y2K abbiamo fatto la stessa navigazione nel 2009 e il vento ce lo siamo portato sino a 20mg da Capo Spartivento, bel 37 ore di vela. Mai fatte!
RispondiEliminaPosti magnifici ed unici per navigare.
I enjoyed reading your postt
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