La cosa bella dell'andare a vela, una delle tante, è che i programmi si cambiano con la stessa rapidità con cui vengono fatti. Vuoi per un meteo avverso, vuoi, più piacevolmente, perché una rada o un porticciolo inaspettatamente gradevoli invogliano ad una sosta più lunga del previsto. E' quello che è successo a me qui a Perdika, dove a dire il vero non pensavo nemmeno di fermarmi a causa di quell'allergia acuta ai porti ed ai loro esorbitanti costi che ho sviluppato in Italia. Ma qui siamo in Grecia, i porti non si pagano o si pagano l'equivalente di un gelato da passeggio, si entra, si cerca un posto che il più delle volte c'è, si da àncora, come in tempi remoti anche da noi, e si accosta la poppa in banchina. Facile, no?
Perdika
è un piccolo porto dell'isola di Egina, nel Golfo di Saronico, davanti
ad Atene, un ormeggio secondario quindi, come può essere Porto Azzurro
all'Elba. Ora, provate ad entrare a Porto Azzurro (faccio per dire, in
Italia è ovunque così) e poi ditemi se le cose vi andranno allo stesso
modo che qua. Appena messa la prua oltre il molo foraneo, noterete che
il bacino portuale è asfaltato di pontili, in concessione oppure
abusivi, tutti pieni di barche ammuffite che non prendono il mare da
anni; da qualche parte ce ne sarà uno completamente vuoto, ma appena
proverete ad avvicinarvi un solerte guardiano, con la cortesia di un
rottweiler affamato, vi dirà di andare via perché è privato. Allora
comincerete a chiedere in giro e vi risponderanno che non c'è posto
secondo la seguente logica: fino alle 16.00, se state sotto i 16 metri
fuori tutto, fino alle 18.00 se state sotto i 14, fino alle 20.00 se state
sotto i 12. Solo più tardi si intravederà uno spiraglio anche per chi
sta intorno ai 10 metri. La ragione? Si intuisce facilmente, si cerca prima la preda più grande, più prestigiosa, quella
con più ciccia da spolpare, poi, in mancanza d'altro, si spara alle
quaglie. L'esborso sarà sui 100/150 euro al giorno, senza corrente elettrica, acqua o servizi di alcun genere. Il tutto in barba alla circolare
Burlando di una 20ina d'anni fa che obbligava i gestori dei porti
pubblici a destinare il 10% dei posti ai transiti gratuiti. Beh, se
qualcuno si chiedeva perché venire in Grecia, direi che già questa da
sola è una ragione ottima e sufficiente.
Il
paesino ha una fila di taverne che corre lungo il molo, molto carine e
coreografiche, tutte illuminate a sera. Il resto dell'abitato è
abbastanza anonimo e architettonicamente eterogeneo, non è un ricamo di
casette antiche intrecciate fra loro, pochi gli angoli pittoreschi, molti in compenso i tetti in amianto. Ha però un'atmosfera molto serena e
rilassata, come mi pare siano in genere i Greci, decisamente più
"scialli" di noi. Stamattina ho fatto due passi, non c'è in effetti
nulla da vedere oltre al porto, ma qui in banchina si sta decisamente
bene (a parte qualche schiamazzo diurno dalle barche vicine).
Poco fa ho assistito ad una scena disgustosa: una barca con un'anziana coppia inglese a bordo ha iniziato a manovrare per ormeggiarsi di fianco a me. Subito, in banchina, un tizio un po' malmesso si è affrettato a prendere le cime per aiutare la manovra. Succede spesso da queste parti, ma anche in Turchia è frequente, che qualche poveretto si guadagni una piccola mancia in questo modo. Finita la manovra l'inglese ringrazia, il greco resta lì davanti in attesa dell'obolo che non si vede, poi dopo qualche minuto chiede 2 euro. L'inglese inizia a tergiveresare, domanda da quando si paghi per l'attracco in questo porto, lancia battute e irride il tale cercando di tanto in tanto il mio sguardo complice. Gli dico un paio di volte che è un poveretto e che sta chiedendo solo due euro, provando ad anglicizzare al meglio la filosofia napoletana del tutt' quant' amm a campa'.
Poco fa ho assistito ad una scena disgustosa: una barca con un'anziana coppia inglese a bordo ha iniziato a manovrare per ormeggiarsi di fianco a me. Subito, in banchina, un tizio un po' malmesso si è affrettato a prendere le cime per aiutare la manovra. Succede spesso da queste parti, ma anche in Turchia è frequente, che qualche poveretto si guadagni una piccola mancia in questo modo. Finita la manovra l'inglese ringrazia, il greco resta lì davanti in attesa dell'obolo che non si vede, poi dopo qualche minuto chiede 2 euro. L'inglese inizia a tergiveresare, domanda da quando si paghi per l'attracco in questo porto, lancia battute e irride il tale cercando di tanto in tanto il mio sguardo complice. Gli dico un paio di volte che è un poveretto e che sta chiedendo solo due euro, provando ad anglicizzare al meglio la filosofia napoletana del tutt' quant' amm a campa'.
Dopo circa 10
minuti di questo ignobile spettacolo, con il tizio piantato davanti alla
sua poppa, l'inglese decide di pagare, ma non arriva con la mano alla banchina e
pretende che l'altro si sporga fino a lui (cosa impossibile). Mi guarda
ridendo e mi fa: gli sto chiedendo la ricevuta. Nel frattempo il greco
si è rivoltato le tasche dei pantaloni per mostrare che effettivamente
non ha resto. Basta, è troppo! Gli dico di dargli i 5 euro e che il
resto glielo darò io. Ma non ho 3 euro spicci, ne prendo 5, scendo a
terra passando volutamente sulla barca dell'inglese e li do al tizio
dicendo che pago due quote, la mia e quella del vicino. Se li prende, mi
sorride ringraziandomi e se ne va. L'inglese capisce, credo, spero, che
ha fatto una figura di merda e prova ad imbastire un discorso che suona
più o meno: se ne approfittano perché io ho la badiera inglese, tu
belga... Mi ha scambiato per un belga! La bandiera mi ha salvato, capace
che avessi avuto quella italiana mi avrebbe anche fatto un pistolotto
sulle devastazioni antropologiche provocate dal buonismo nostrano. Che miseria
umana, questi qui se lo meritano Porto Azzurro!
Se
a destra i vicini sono questi, a sinistra le cose non vanno meglio. A
bordo di una bella barca primi anni '80, sui 45 piedi, battente bandiera
tedesca, un uomo di mezza età, solo, che ieri quando sono arrivato ha preso controvoglia
le mie cime, senza nemmeno scendere in banchina, malgrado la mia richiesta
con un cenno di mano; mi hanno aiutato poi due nordeuropei, ormeggiati
due posti più in là, che hanno offerto spontaneamente la loro
collaborazione come si usa di solito. Il tedesco, ma non sono sicuro che
lo sia, ha detto non più di due parole, difficile interpretarne
l'accento, è da ieri che lavora e medita sui lavori che fa. In reltà
medita più che lavorare, ma non per questo ho battuto ciglio quando ieri
sera verso le 10 s'è messo a trapanare.
Oggi l'ho sentito che sfrullinava, ho avuto il sentore che stesse lavorando il metallo e sono uscito fuori. Per quelli che non lo sanno, la polvere di metallo sulle barche di vetroresina, come Piazza Grande ma anche quella del crucco, è come la peste bubbonica, si infila nei micropori della fibra di vetro e rapidamente produce migliaia di piccolissimi puntini di ruggine difficilmente eliminabili. Gli domando retoricamente cosa stia lavorando, se legno o metallo, quando mi dice il secondo, gli faccio presente il pericolo. Mi risponde che quello è il miglior acciaio inox sul mercato e che non produce un filo di ruggine. Ribatto che il metallo che non fa ruggine al taglio è ancora di là dall'essere inventato e lui replica sprezzante: siamo in un porto, non in un marina! Hai capito, mi ha dato del fichetto, proprio a me che vado per mare nel modo meno modaiolo possibile, fosse altro perché è l'unico che posso permettermi! Gli dico un'altra mezza frase, cercando di mantenermi cortese, non ho nessuna voglia di litigare e poi mi immagino già l'anziana coppia inglese fare il tifo per il tedesco nell'eventualità della zuffa. Pare aver capito, le sfrullinate terminano, o forse aspetta che mi allontani per piazzare la smerigliatrice due centimetri sopravvento alla mia falchetta, chissà
Oggi l'ho sentito che sfrullinava, ho avuto il sentore che stesse lavorando il metallo e sono uscito fuori. Per quelli che non lo sanno, la polvere di metallo sulle barche di vetroresina, come Piazza Grande ma anche quella del crucco, è come la peste bubbonica, si infila nei micropori della fibra di vetro e rapidamente produce migliaia di piccolissimi puntini di ruggine difficilmente eliminabili. Gli domando retoricamente cosa stia lavorando, se legno o metallo, quando mi dice il secondo, gli faccio presente il pericolo. Mi risponde che quello è il miglior acciaio inox sul mercato e che non produce un filo di ruggine. Ribatto che il metallo che non fa ruggine al taglio è ancora di là dall'essere inventato e lui replica sprezzante: siamo in un porto, non in un marina! Hai capito, mi ha dato del fichetto, proprio a me che vado per mare nel modo meno modaiolo possibile, fosse altro perché è l'unico che posso permettermi! Gli dico un'altra mezza frase, cercando di mantenermi cortese, non ho nessuna voglia di litigare e poi mi immagino già l'anziana coppia inglese fare il tifo per il tedesco nell'eventualità della zuffa. Pare aver capito, le sfrullinate terminano, o forse aspetta che mi allontani per piazzare la smerigliatrice due centimetri sopravvento alla mia falchetta, chissà
In
mezzo a tutto questo tran tran, sono riuscito finalmente a montare il
tendalino fatto fare di corsa prima di partire, con tessuto di grandi
magazzini (4 euro/mt contro i 23 di quello nautico) e cucito da un sarto
indiano di una lavanderia vicino casa. Circa 100 euro in tutto;
considerando che un bimini serio ne costa anche 2000 e fa ombra per un
terzo, direi che non è male. Certo, a differenza del bimini va montato e
smontato ogni volta, ma l'ho pensato in modo che l'operazione possa
svolgersi con la massima rapidità. E poi, diciamolo, molte volte i
bimini non sono un gran bello spettacolo, sgraziati rispetto alle
dimensioni della barca, ne stravolgono completamente le linee estetiche.
Alla via così col mio tendalino autarchico, sotto ci si sta
divinamente, oggi c'è scappata pure la pennichella dopo pranzo, roba che
non la facevo dalla prima elementare.
Stamattina
mi sono concesso una colazione al bar, caffè e cornetto. Chiedendo
un'espresso ristretto in genere si ottiene una tazzina bevibile, il
problema sono i cornetti, qui non si usano, l'altro giorno in un bar mi
hanno consigliato di prenderlo al negozio del pane. Il bar di stamattina
ce l'aveva, anzi non ce l'aveva, ma mi ha detto di avercelo quando ho
chiesto un croissant, poi è sparito nel retrobottega e ne è riuscito
poco dopo con un cornetto al cioccolato appena scongelato al microonde:
una delizia, impasto freddo e cioccolata alla temperatura di fusione
dei metalli nobili. 4,5 euro, un'enormità, soprattutto se raffrontata
alla birra media di ieri sera, nello stesso posto, servita al tavolo con
una ciotola di patatine, per 3 euro. Morale, in Grecia meglio bere
birra che caffè, le birre greche, Mythos, Pils, sono anche buone.
Ho
approfittato di questa sosta a Perdika anche per altre due operazione
importanti: ho rabboccato l'olio al motore e ho tolto il genova dal
rollafiocco sostituendolo con il fiocco olimpico. Nella prospettiva di
due mesi di Meltemi, dovrei avere un guadagno notevole in termini di
governabilità e angolo al vento; è meglio una vela piccola che una
grande rollata in questi casi, non credo proprio che avrò bisogno di
molta tela a riva e poi, alle brutte, c'è sempre il gennaker nel gavone.
Ma qualcosa mi dice che là resterà fino al rientro nel Tirreno o almeno
nello Ionio. Intanto godiamoci il ventoso Egeo.
Nel frattempo il porto si è riempito di barche, molti charter, qualcuno urla, altri danno motore per ricaricare le batterie, è molto diversa l'atmosfera rispetto a ieri, ma si sa, la bellezza di un posto, il fatto che ci entri nel cuore, spesso è legata a ragioni contingenti oltre che oggettive. Domattina si salpa per Capo Sounion, o meglio, per la rada immediatamente prima, dove ho appuntamento con Francesca e Giovanni. Insieme aspetteremo il momento buono per doppiarlo, cercando di evitare le sberle sul naso che spesso riserva ai naviganti. Perdika la ricorderò, un pezzettino di mondo che mi ha dato qualcosa e che forse, a modo mio, ho ricambiato, magari anche con queste poche righe.
PS L'inglese non mi ha ancora restituito i 2 euro come promesso; il crucco, in compenso, se n'è andato a sfrullinare in banchina.
Anche se sei parecchie miglia distante, è come navigare in Flottiglia :-)
RispondiEliminaSì, devo dire che sto apprezzando molto questa cosa!
RispondiEliminaè bello che tu ci renda partecipi Luciano e coi due stronzi ai lati hai fatto bene, ma segui il suggerimento della Francy
RispondiEliminaPietro
Certo che avere un coglione a destra e uno a sinistra, bisogna avere una sfiga tremenda...
RispondiEliminaBel quadro, ci stai dando delle interessantissime informazioni! Grazie.
RispondiEliminaP.S.: sei sul forum "velisti non solo per caso"? Se si, con quale nick?