In Grecia la sorpresa è sempre dietro l'angolo. E' talmente ricco di posti incantevoli questo paese, da lasciarli spesso buttati là con noncuranza, come se si trattasse di qualcosa di ordinario, scontato, quasi banale. Invece capita spesso che oltre un promontorio, un capo, uno scoglio, ci sia una spiaggia deserta, un porticciolo o qualche ricamo roccioso di quelli che la natura confeziona con la pazienza infinita del tempo. Da parecchi giorni gironzolo intorno a Chios e Psara, isole madre e figlia a ridosso della costa turca. La seconda m'è entrata nel cuore, è la mia isola, il posto dove mi sento estasiato e felice come un adolescente di fronte all'innnamorata, appagato dal solo fatto esserci e di essere; chissà se le due cose sono conseguenti.
Chios, invece, è un'isola grande, la cittadina principale ha un grande porto, collegato col Pireo, comodo per imbarchi e sbarchi, ma, come spesso i centri abitati greci di quest'Egeo settentrionale, poco interessante architettonicamente, soprattutto per noi italiani, abituati ai tanti artistici paesi della nostra penisola. A Chios è scesa Alessandra e sono saliti Roberta e Luciano, gli amici che navigheranno con me per un paio di settimane.
Oinoussa |
Il museo della marineria |
Il porto di Oinoussa |
Oinoussa |
Oinoussa |
Aghios Stefanos |
Momento di regresso |
Aghios Stefanos |
Il cartello dell'equivoco |
Katsari ovunque! |
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