Il lato sud del porto di Marsala è
costeggiato da vecchi magazzini, alcuni ancora in uso per lo stoccaggio
dei vini pregiati che si producono nella zona. C'è un atmosfera di
incuria, di decadenza, marciapiedi sconnessi, muri scrostati dall'azione
incessante del vento, camminando nelle vie traverse si respira un'aria
di periferia urbana, poche le auto in sosta, alcune probabilmente da
chissà quando. A bordo di una di queste una coppia: lei molto giovane al
sedile di guida, lui, meno giovane, sul lato passeggero, stanno
discutendo piuttosto animatamente, colgo involontariamente qualche
parola che lascia trapelare un alterco amoroso, mentre gli passo accanto
noto il cartello Scuola Guida. L'allieva ed il maestro,
probabilmente, appartati durante una lezione, nascosti a sguardi
indiscreti. Lei mette in moto, esce dal parcheggio, lui alterna parole
di risentimento ad indicazioni sulla manovra. Sembra una scena di Camilleri, un perfetto set per Montalbano che il caso ha voluto che cogliessi per un istante.
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Pescatori a Marettimo |
Eccomi di nuovo qui dopo una breve parentesi romana, Piazza Grande mi attende al pontile, apro il tambuccio e respiro aria di casa, sistemo le mie cose, la spesa, mi godo la bella sensazione, quella di abitare in barca, una sensazione diversa da quella di andarci in giro, quando sei a casa tua sono tue anche le cose attorno ad essa: il panorama, le persone che vedi abitualmente, quelle che ti salutano con un sorriso e con cui volentieri prendi un caffè la mattina. Tra questi sicuramente Ivo, simpatico pensionato varesino, gentile e cordiale come pochi, anche lui è tornato in acqua, anche lui, come me, ancora alle prese con i lavori di manutenzione. Già, la lista è lunga, e malgrado abbia spuntato molte voci, anche pesanti, è sempre lontana da finire, ma le barche, si sa, sono cantieri sempre aperti, destinati a non esaurirsi mai. Per 3 o 4 giorni continuo a pulire, tiro a lucido la coperta, poi riarmo tutte le drizze e le vele, riposte via per l'inverno in modo che durino più a lungo, riparo qualche piccola cosetta che si era rotta, la doccetta di poppa ad esempio, monto due belle batterie nuove per i servizi, sperando che finalmente siano finite le mie pene elettriche (chi mi segue, forse ricorda il problema con le batterie comprate in Grecia), faccio tante altre cose, così tante da non averne più memoria. Sono stanco? No... di più! La sera ricarico le mie di batterie con un bel tegame di peperoni e patate, uno dei piatti forti a bordo di Piazza Grande.
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Piazza Grande e Gioconda in banchina a Marettimo |
Poi, finalmente, arriva il grande giorno, ci sono ancora diversi lavoretti da fare, ma si tratta di piccole cose, per lo più estetiche, la funzionalità è stata ripristinata completamente, c'è solo da uscire per verificare in mare che sia tutto a posto, che abbia rimontato tutto come si deve. Avverto gli ormeggiatori che esco per un giro di prova e che il giro potrebbe durare qualche giorno. Ho vento in prua all'ormeggio, mollo le cime di poppa, poi vado a prua a liberare il corpo morto e rapidamente torno a poppa per mettermi al timone. Che sensazione di leggera follia, sta colorando l'anima mia... di nuovo percepisco Piazza Grande attraverso le mie mani, attraverso la ruota della timoneria, lei pulsa, io la governo. Saluto Ivo all'ormeggio che mi chiede di portargli un paio di jeans nel caso andassi di nuovo a Istanbul a fare shopping, poi rapidamente esco dal porto, faccio qualche controllo ed infine, con goduria, alzo le vele e mi dirigo su Favignana, con vento moderato da nordovest. Era ora! Faccio qualche bordo poi a sera do fondo a Lido Burrone, piacevolmente deserto per la stagione non ancora iniziata. La mattina, dopo una bella dormita, mi metto in rotta per Marettimo, dove raggiungo Davide che ha a bordo alcuni amici comuni. Straordinariamente troviamo posto in banchina, previo contatto con la Capitaneria locale, a patto di liberarla l'indomani prima dell'arrivo del traghetto.
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Un varo d'altri tempi |
Siamo ormeggiati affiancati, mi invitano per pranzo, prendo una bottiglia di prosecco dal mio frigo a salto a bordo da loro. Pranzetto tutti insieme, poi una passeggiata sull'isola con Maria Luisa e Dianella. Che strano effetto calpestare questo suolo dopo tanti anni, perdersi nei vicoletti deserti del piccolissimo nucleo abitato. La mia prima volta alle Egadi risale al 1988, ci arrivai con un paio di amici pescatori subacquei, il parco non era stato ancora istituito, ma, per fortuna della fauna ittica locale, non eravamo ancora bravi. Mi sembrò di aver trovato il paradiso, ci tornai l'anno dopo con la fidanzata di allora, impossibile non fare qualche confronto, impossibile non avere qualche pensiero e qualche rimpianto su come sia cambiato il nostro paese, i posti di mare, anche quelli, come Marettimo, non completamente snaturati dal turismo di massa. Sopravvivono alcuni gozzi colorati, forse qualcuno riconvertito dalla pesca alle gite turistiche, assisto alla scena rara di uno di essi varato con un paranco a mano (neppure un argano!) ed i ciocchi di legno sotto la chiglia, una scena che nella mia infanzia, fine anni '60, primi '70, era assolutamente ordinaria. Dietro, una piccola gru riposa in attesa di varare con la forza meccanica le tante barchette da diporto che per due mesi infesteranno il mare circostante sciamando come api, con il ronzio fastidioso dei loro fuoribordo. Un bar sul molo spara la sua musica ad un volume da discoteca, ma in un piccolo magazzino sul porto, un gruppo di anziani attorniato da qualche ragazzino sta giocando a carte fra le reti da pesca e le nasse riposte al coperto. Contrasto di un microcosmo, paradigma di un'epoca che si è chiusa insieme al suo secolo ed i cui ultimi brandelli sopravvivono in luoghi come questo ma che probabilmente si esauriranno a breve lasciando come unica traccia un immagine un po' sfocata nella mente delle persone o tutt'al più una vecchia foto un po' ingiallita.
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Briscola fra le reti |
La mattina, prima che il traghetto ci faccia sloggiare, faccio in tempo a mangiare un cannolo niente male e intanto osservo il passeggio sulla piccolissima piazzetta davanti al bar. E' la tipica atmosfera delle isolette con poco turismo, la conosco bene, l'estate scorsa in Turchia e Grecia ne ho fatto una scorpacciata, chissà fra un mese, in piena stagione, come sarà, chissà cosa è rimasto del sapore che colsi 25 anni fa e che quasi mi invogliò, giovane e facile all'innamoramento, a restarci a vivere. Chissà pure se avrei retto ad una vita che per 10 mesi l'anno scorre per buona parte nella sola attesa della stagione a venire. Guardo una piccola targa di marmo che ricorda una pesca miracolosa del 1870, poi, avendo smesso da tempo di credere ai miracoli, torno a bordo, recupero le cime messe a doppino e lascio l'isola. Fuori appena una bava di vento, ma non ho fretta, metto a segno le vele per dirigere su Levanzo dove mi unirò di nuovo a Davide & Co. Viaggio a circa 3 nodi, poco più che una camminata di buon passo, una velocità ridicola in una metropoli convulsa, una velocità umana, tranquilla, andando per mare. Una delle cose belle della vela è che ci restituisce i ritmi naturali dell'esistenza, si tarano i propri programmi sul vento, sulla luce del sole, si asseconda la notte con il proprio riposo. Per un lungo tratto Piazza Grande e Gioconda, la barca di Davide, navigano affiancate, poi loro decidono di fare ultime miglia a motore per andare a mangiare a Cala Fredda, io preferisco continuare così e godermi la giornata praticamente estiva, effettuando il periplo dell'isola, bella e selvaggia, dimora di gabbiani che incessantemente garriscono sotto il sole a picco.
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Una pescata memorabile |
La sera ci spostiamo di nuovo a Favignana, contrariamente alle previsioni che davano vento da sudest, soffia da nordovest, giriamo un po' per trovare un ridosso adeguato, infine, all'imbrunire, caliamo l'ancora a Punta Fanfalo. Mi invitano di nuovo a cena, mi vengono anche a prendere col tender, come posso rifiutare! Di nuovo una bella serata in compagnia, Diana ha preparato un discreto intruglio a base di polpo, seppia ed altri ingredienti segreti che la riduzione ai minimi termini non rende identificabili, ma è buono e lo mangiamo volentieri. Poi, per digerire, il sifone, un liquore che il padre di Davide prepara e pazientemente lascia invecchiare per anni. Ancora qualche chiacchiera piacevole, poi torno a bordo e crollo in cuccetta, il sifone, incontrandosi col vino lungo l'apparato digerente, non mi ingenera un sonno ristoratore, al risveglio mattutino mi sento piuttosto cotto. Il cielo è coperto, ciondolo un po' in coperta, finisco di leggere A occhi chiusi, un libro di un autore toscano di primissimo '900 in cui trovo alcuni spunti di attualità, faccio un paio di caffè per recuperare lucidità, guardo il panorama. Quando a metà mattinata il cielo si apre, il libro si chiude, recupero l'ancora, alzo le vele e metto la prua su Marsala.
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In navigazione con Gioconda |
L'aria è frizzantina, mi godo la navigazione, stringo al massimo la bolina, oltre la rotta diretta, in modo da poter poggiare se il vento dovesse girare sfavorevolmente, cosa che invece non accade. Piazza Grande trova subito il suo passo, ne sento il respiro, ne colgo ogni rumore e vibrazione, sono bastati 3 giorni per ritovarci, lei ed io, e per ritrovare insieme il mare; questa breve crociera doveva essere un test e direi che è andato a meraviglia per entrambi. Tremo al pensiero che in un momento di sconforto invernale ho temuto di doverla vendere, ormai è parte di me, darla via vorrebbe dire non morire ma vivere menomato sicuramente. L'ormeggiatore mi passa cortese le cime dal pontile, do volta sulle gallocce, poi spengo il motore e apro una birra, sono felice.
Sì, sono felice, anche di stare qui a Marsala, ci sto veramente bene, mi piace il porto, mi piace la città, ma soprattutto mi piacciono le persone, sempre cortesi, mai arroganti, solo al volante di un auto tutti paiono trasformati e l'incauto pedone, anche sulle strisce, sarà quasi sempre un ostacolo fastidioso, poco più di un insetto da schiacciare distrattamente. Il parabrezza sembra formare una barriera insormontabile, ma basta stabilire un minimo di contatto diretto, uno sguardo, una parola, ed ecco che il distacco lascia spazio ad una cordialità non facile da trovare altrove.
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Indovina chi viene a cena... |
Maria Luisa, Elisa e Paolo tornano a casa, la sera dopo invito a cena Diana, Dianella e Davide, peperoni e patate anche per loro, abbondano dolci e liquori sul finale, forse un po' troppi entrambi, ma la convivialità ne favorisce il consumo. Già, non solo i marsalesi doc, anche gli stranieri che passano di qui sono belle persone, un paio di settimane fa ho conosciuto Milva e Roberto a bordo del loro Show 38, poi Max e Alessandra sul loro Beneteau 50, e poi tanti altri che vanno e vengono a bordo delle loro amanti di vetroresina. Incontro anche Serena, che sta aprendo un bel b&b proprio in centro, si è trasferita qui da Roma, cambiando vita e mestiere, con un coraggio ed una determinazione veramente ammirevoli. Visito il suo Palazzo Scalilla, un imponente scalone accoglie gli ospiti all'ingresso, le stanze, in via di ultimazione, sembrano destinate a mantenere una leggera patina di nobilità. Sì, a Marsala si sta decisamente bene!
Un pomeriggio mi decido finalmente a tagliare la bobina di cavo da 18 mm che mi porto appresso intonsa da due anni, ne faccio due lunghe cime da ormeggio e due pezzi che, impiombati con una redancia, andranno con le molle d'acciaio che ho preso per eliminare i copertoni che non posso davvero portarmi in giro quando partirò di qui, tra non molto, credo. Davanti agli occhi ho il software di navigazione aperto, guardo la rotta che ho tracciato, una rotta di massima, ancora da affinare, una rotta che guarda lontano, molto lontano. Piazza Grande è pronta e anch'io lo sono.
E' bello leggerti, perchè si intravede il sorriso di quei momenti e la felicità del stare a bordo della tua amata !
RispondiEliminaMax
PS: La nostra barca è un Beneteau 'Oceanis 50' :-) Quella di Paolo, Malaika, è un Beneteau 50 :-)
Stai a guarda' il capello... :-D
EliminaE pensare che abbiamo corso il rischio di vederti separare dalla tua "Musa" ispiratrice :)
RispondiEliminaAmmiro chi come Te ha avuto il coraggio di vivere una vita diversa e più umana di quella che questa pazza civiltà (che noi abbiamo contribuito a creare) ci impone.
B.V.
Bello che piano piano ci si conosce tutti, vero Max?
RispondiEliminaBene!
RispondiEliminaBella lettura, aspetto il seguito.
RispondiEliminaLuciano che bello leggerti di nuovo. Piacevole e coinvolgente come sempre. Mauro Fontana
RispondiEliminahai scritto : lontano, molto lontano : frase levantina, oltre i tuoi piedi ?
RispondiEliminaParecchio oltre, malgrado il piedino non proprio da Cenerentola!
Eliminamumble, mumble.... caribe?
EliminaBravo spero di incontrarti nel giro del Peloponneso che io farò in senso contrario al tuo...
RispondiEliminaciao e bv
Faber
Mi sa che non ci incontriamo a questo giro... ho cambiato programma, vado a ovest.
EliminaSpero che questa sarà la volta buona, ora sto rifacendo il tetto e non posso allontanarmi sino al 20 di luglio. Se le date combineranno, mi piacerebbe accompagnarti al ritorno.
RispondiEliminaCiao, Augusto