Continuerò a cercarti sperando di non trovarti mai.
(Michele Mari)
Un paio d'ore di volo, qualche fermata di metro, un veloce tragitto in aliscafo ed eccomi di nuovo a Poros: tanto rapidamente e dopo così pochi mesi che mi sembra di non essere mai andato via. Piazza Grande riposa sul suo invaso, con la carena pitturata di fresco e le murate tirate a lucido dalle mani di Takis; le stesse esperte mani che, manovrando una possente gru, la poseranno nuovamente in mare, il suo elemento naturale, quello per cui, più di vent'anni fa, è venuta al mondo.
Il cielo è grigio e a tratti le nuvole rovesciano il loro carico d'acqua lungo le strade, chiazzandole di pozzanghere che i rari passanti evitano distrattamente. Il tempo, quello meteorologico, sembra dire che quest'anno la bella stagione è in leggero ritardo sul calendario.
Appoggio una lunga scala di legno alla poppa di Piazza Grande e con passo delicato salgo su per affacciarmi dal pulpito. Lascio correre lo sguardo lungo la coperta che a una prima occhiata sembra in ordine. Apro il tambuccio e ritrovo l'odore a me familiare, non contaminato da puzza di muffa o ristagno d'acqua: anche qui, dunque, tutto perfetto.
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Il varo |
In un paio di giorni svolgo quei pochi lavori che obbligatoriamente devo fare con la barca in secco: cambiare l'olio al piede, sostituire gli anodi sacrificali, riarmare l'ancora e riparare il telecomando che ha fatto un po' di ossido e non funziona più a dovere. Provo anche ad avviare il motore, dopo sei mesi di fermo non si sa mai; invece al primo colpo va in moto. Quando tutto è pronto, do l'Ok a Takis e nel giro di un'oretta eccoci di nuovo a galla, lei ed io, indissolubilmente legati da uno stesso destino fatto di acqua salata e vento. Per completare la preparazione dell'attrezzatura mi sposto in banchina, dove ritrovo Dragana e Misha, la simpatica coppia serbo-canadese che per quasi un mese è stata ormeggiata di fianco a me lo scorso ottobre. C'è anche Sharif, metà indiano, metà britannico, con cui avevo in programma di navigare di conserva fino a Istanbul ma che mi dice che per impegni di lavoro è costretto a rinunciare. Non mi scompongo, i programmi per mare cambiano a volte con la stessa rapidità con cui sono stati fatti.
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Ancora spoglia |
Il molo di Poros è piuttosto affollato; la Pasqua ortodossa, posticipata di una decina di giorni rispetto a quella cattolica, cade proprio in questo periodo e i greci pare facciano slittare la ripresa della vita lavorativa ben oltre la festività. Tantissimi i charter, molti dei quali popolati da russi: è Pasqua anche per loro e da quando la tensione politica internazionale gli sconsiglia di andare in Turchia, di cui erano assidui frequentatori, paiono ripiegare tutti sulla più amichevole Grecia. Lo dico senza mezzi termini: non sono contento quando me li trovo vicino. Bevono e schiamazzano fino a notte fonda in un misto di arroganza e menefreghismo che li rende poco compatibili con il mio modo di navigare, e quanto ad arte marinara sono decisamente pericolosi per sè e per gli altri. Un pomeriggio, un gruppo di questi, a bordo di un 50 piedi con la poppa larga quanto un motoscafo d'altura, cala l'àncora vicino alla mia e inizia ad avvicinarsi maldestramente da sopravvento, senza rendersi conto che con 20 nodi al traverso rischiano di schiantarsi sulla mia murata.
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La via velica al comunismo |
Mobilitazione generale per prendergli le cime, ma lo spigolo della loro barca spinge la mia cima di poppa compromettendo la sicurezza dell'ormeggio. Quando glielo faccio notare, lo skipper fa finta di non sentire, anche se alla fine deve arrendersi all'evidenza di una manovra sbagliata. Decidono di riprovare, ma con una imperizia tale che prima rischiano di spaccare il timone o l'elica sulla mia catena, poi mi spedano e danno manetta vincolati alla mia prora. Riesco a scongiurare il disastro, malgrado il rischio concreto di spiaccicarmi io sulla barca sottovento, ma sono costretto a uscire e ancorarmi nuovamente, mentre il vento è piuttosto sostenuto. I russi, intanto, si vanno a sistemare poco più avanti, senza un minimo cenno di scuse, né sul momento, né dopo. Poi, per fortuna, le vacanze pasquali finiscono anche per loro e in porto torna la quiete.
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Grandi velieri a Poros |
Le giornate scorrono tranquille, occupate dai lavori di riarmo. Ogni giorno si aggiunge un pezzetto, ogni giorno Piazza Grande riprende un po' dell'aspetto che ha quando è pronta per navigare. Passo le drizze nell'albero là dove ho lasciato dei testimoni, ma uno di questi, probabilmente perché cotto dal sole, si spezza, costringendomi a tornare in testa d'albero per cercare di ripassarlo. Mi ci vogliono parecchi tentativi con cime di spessore diverso prima di riuscire; la carta vincente è una cimetta molto fina cui ho appeso un piombo da pesca per farla scendere dentro la canalina dell'albero. Quando tutte le cime e le scotte sono tornate al loro posto, la coperta è tutta colorata, sembra addobbata a festa. O forse cerco io un pretesto per festeggiare con una birra!
Una mattina mi sento chiamare: «Piazza Grande!» Metto la testa fuori dal tambuccio e trovo Francesco, un velista che conosco attraverso Facebook. Scopro una persona piacevole con cui passo del tempo a chiacchierare e che gentilmente mi dà una mano per sbrigare un paio di lavori che da solo non potrei fare. A quanto pare i social media non sono solo la fucina di chiacchiere vacue ed esistenze immaginifiche, se non immaginarie, ma sanno regalare contatti umani interessanti e reali.
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Gli opposti si attraggono |
A proposito di Internet: grazie all'antenna WiFi amplificata che ho montato a poppa e grazie al bar di fronte, che generosamente quanto inconsapevolmente mi dà la connessione, riesco a collegarmi alla rete. Gli anni scorsi usavo una SIM greca, quest'anno un complicato sistema di tariffazione, spacciato per pre-abolizione del roaming internazionale, mi costringe a una spesa fissa quotidiana per usare il telefono italiano, quindi non ho riattivato il numero ellenico e non ho molti megabyte a disposizione. Meglio così, forse; Internet è sì una finestra sul mondo quando si sta a casa propria, ma diventa un cordone ombelicale inestinguibile quando si sta lontano. Ai saluti delle persone care si accodano purtroppo le rotture di scatole della vita terrestre, dal commercialista all'amministratore di condominio, le cui email arrivano a volte quando si sta all'àncora in una rada paradisiaca, interrompendo inevitabilmente l'emozione del momento. Se la testa torna a casa, poco importa dove stia il corpo in quel momento: la ricerca dell'altrove, la molla che ci spinge a percorrere le strade del mondo, è vanificata seduta stante, e viaggiare diventa solo uno spostarsi da un posto all'altro e non un vagolare dell'anima per cercarsi. Anche se a volte, ho come il sospetto che la mia, in fondo, speri di non trovarsi mai perché preferisce lasciarsi accarezzare dal vento dell'alto mare.
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Poros vista da Galatas, sulla sponda di fronte |
In una decina di giorni finisco di fare tutto, grosse rogne non ce ne sono state, ero stato molto accurato nel preparare la barca per l'inverno e questa scelta ha sicuramente pagato. Nel frattempo ho ritrovato il ritmo lento della vita di bordo, ho ritrovato quelle parti di me che l'inverno tendo a smarrire con la vita terrestre e ho ritrovato pure il frittatone di cipolle che adoro cucinare quando sono in mare. Il programma di navigazione di quest'anno prevede di risalire l'Egeo, entrare nello Stretto dei Dardanelli e arrivare a Istanbul per fine maggio. Poi percorrere tutto il Bosforo e gironzolare per il Mar Nero occidentale fino a Odessa, in Ucraina, per un paio di mesi prima di tornare in Egeo verso i primi di agosto. Mi stendo in cuccetta a leggere qualche pagina di un bel libro di Sebastiano Vassalli, poi spengo la luce mentre mi arrivano ovattate le voci delle persone che passeggiano sul molo. Piazza Grande è di nuovo pronta per andare, e io con lei.
in attesa della pubblicazione che si fà attendere mi accontento del blog... ;-)
RispondiEliminaLe notizie dell'editore sono che è questione di giorni, forse in questa settimana!
EliminaGrande come sempre...
RispondiEliminaGrazie mille a tutta la Daddi family!
EliminaGrande come sempre...
RispondiEliminaBentornato a casa! Come al solito ti seguirò con grande piacere.
RispondiEliminaBuon vento,
Augusto
Grazie mille Augusto, se vuoi venire a fare un giro fammi un fischio!
EliminaGrazie, Mi farebbe molto piacere, per ora ti seguirò qui!
EliminaBV
Luciano, leggo che il tuo libro è' stato pubblicato (complimenti!), mi daresti le coordinate per l'acquisto?
EliminaBuon vento luciano
RispondiEliminaGrazie mille, Giampiero!
EliminaAspettiamo il prossimo racconto
RispondiEliminaGrazie! Mi sa che quest'anno ripasso da Reggio, ci vediamo.
EliminaAspettiamo il prossimo racconto
RispondiEliminaQuest'anno vorrei aggiornare più spesso il blog, speriamo di riuscirci.
EliminaCiao buon vento luciano :)
RispondiEliminaFrancesco
Grazie, buon vento a te!
Eliminaieri mi è arrivata una mail con la pubblicità del tuo libro, quindi ora è comprabile :-). Quando torni (ma torni??) organizziamo una presentazione
RispondiEliminaE allora tu compra! :-)
EliminaTorno, torno... prima o poi!